Per invecchiamento attivo o active ageing si intende il processo di invecchiamento delle persone teso al mantenimento e alla massima realizzazione delle potenzialità fisiche, intellettive, lavorative, sociali ed economiche con la partecipazione attiva alla vita sociale, economica e culturale.
Active ageing significa occuparsi attivamente di se stessi il più a lungo possibile e, quando è possibile, contribuire alla vita economica e sociale. Il concetto di 'invecchiamento attivo' è stato elaborato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità con il presupposto che gli anziani non siano più visti solo come portatori di bisogni bensì come risorsa che, opportunamente sostenuta, può dare il proprio contributo alla società.
Come sottolinea la Commissione Europea, la proporzione di persone anziane nella nostra società sta aumentando rapidamente sia a causa del basso tasso di natalità sia per l'aumentata aspettativa di vita e l'Unione Europea ha dedicato il 2012 alla promozione dell'active ageing come base per la solidarietà tra le generazioni e in questo contesto sono state elaborate linee guida andando a toccare alcuni fondamentali aspetti, che vanno dal cambiamento delle problematiche relative al mercato del lavoro all'inclusione sociale e alle misure di prevenzione della salute.
Tra il 2010 e il 2016, come sottolinea la Commissione Europea, il numero di persone over 65 è passato dal 17,4% al 29,5% del totale della popolazione con un’alta percentuale di popolazione femminile e le persone over 80 sono quasi il triplo del 12%.
Se da un lato questo dato porta alla necessità di interventi di politiche welfare, dall'altro è indispensabile approfondire e diffondere la sensibilizzazione alle tematiche relative alla salute e all'invecchiamento, correggere vecchie credenze e divulgare nuove informazioni e studi scientifici.
Anche la parola 'anziano', che esprime una coerenza all'interno di una logica temporale e una visione lineare dove lo scorrere del tempo è misurato dalle lancette dell'orologio, non rappresenta più la realtà concreta di tutti coloro che nel corso degli anni, sanno riempire la vita di nuove esperienze, mettere in campo sempre nuove capacità e competenze e valorizzare quanto appreso nel corso della vita.
È necessario, inoltre, sviluppare dibattiti e approfondimenti volti a favorire la massima espressione delle capacità creative passando quindi al creative ageing come possibilità di sviluppare ed esprimere il potenziale creativo dell'individuo indipendentemente dall’età anagrafica, favorendo quindi la felicità esistenziale e la percezione soggettiva di benessere, condizioni spesso collegate con il piacere espressivo e i progetti di vita.
Il tema dell’active ageing comprende numerosi aspetti che vanno esplorati ed approfonditi e che nei prossimi anni saranno al centro di interessi e ricerche, con lo scopo di dare risposte concrete e operative a coloro che, anche se nell’età della pensione, non si riconoscono negli stili di vita finora condivisi dai modelli sociali.
Invecchiamento attivo (active ageing): un valore per le persone e le Aziende
L’age e il diversity management: una priorità per la Aziende
Anche le Aziende dovranno prepararsi ad affrontare queste problematiche nei prossimi anni: è previsto, infatti, che nel 2030 un lavoratore su 4 avrà più di 55 anni e che, come comunicato dal Direttore dell’INPS, i giovani nati negli anni ’80 andranno in pensione a 75 anni.
Esse dovranno affrontare il tema dell’innalzamento dell’età anagrafica della sua popolazione lavorativa individuandone e diffondendo le conoscenze e l'espertise acquisite nel corso della vita lavorativa e sedimentata nei processi e nel know how aziendali.
I dati forniti dall’Unione Europea in tema di active ageing indicano, inoltre, l’importanza che la vita lavorativa assume per la salute: infatti l’insorgenza di alcune malattie neurodegenerative è messa in relazione con la precocità dell’età pensionabile.
Troppo spesso, invece, si è diffusa la convinzione che col passar degli anni si debba rinunciare alla piena disponibilità di energie fisiche e mentali, favorendo da parte di molti un subdolo atteggiamento rinunciatario e passivo che, come insegna la psicologia, determina una conseguente ‘concreta realizzazione’ di quanto pronosticato.
Quindi, se è pur vero che il ritiro dalla vita lavorativa rappresenta per i singoli una possibilità di malessere personale e sociale e che la vita
lavorativa tenderà a protrarsi negli anni, le aziende dovranno sempre meglio, valorizzare, motivare, formare e integrare le persone nell'età che, secondo i canoni del passato, era detta della pensione.
L'age management dovrà porsi nell'ottica di una valorizzazione sempre maggiore delle caratteristiche personali e lavorative in rapporto all'età anagrafica e alla presenza all'interno dell'organizzazione, così come il diversity management dovrà operare nell’ottica di una sempre maggior attenzione ai bisogni e alle caratteristiche di genere e di appartenenza religiosa e etnica.
Il rispetto delle diverse esigenze legate all’età, al genere, alle esigenze personali e famigliari dei lavoratori, è diventato una priorità per le Aziende e lo diventerà sempre di più in futuro. Viene così a cadere uno dei principali paradigmi su cui si è sempre basato il rapporto tra lavoratori e imprese, secondo il quale le competenze professionali e le skills possedute rappresentavano il principale interesse verso il lavoratore.
Attualmente, invece, i bisogni e le esigenze personali e famigliari, la sfera privata del singolo individuo riferita allo stile di vita, ai comportamenti verso la salute, agli atteggiamenti verso il futuro e alle relative rappresentazioni, alla qualità delle capacità cognitive, che fino ad oggi riguardava la persona singola e, solo indirettamente il lavoratore, diventano elementi di interesse anche per le imprese.
Uno degli aspetti su cui le imprese stanno già sviluppando progetti e iniziative, è quello del welfare aziendale che, spesso in modo pionieristico, interpreta i bisogni dei lavoratori con offerte di servizi volti a favorire una felice integrazione tra vita privata e lavorativa.
Il privato si coniugherà sempre di più con il lavorativo, il soggettivo col gruppo e la collettività organizzativa con la società civile, l’individuo con l’ambiente del lavoro e le condizioni che regolano una partecipazione attiva e dove l’espressione delle competenze lavorative dovranno essere sostenute sempre meglio da condizioni di benessere sia personale sia organizzativo.
L’asse portante della leadership aziendale dovrà spostarsi sempre di più e sempre meglio su un versante nuovo, sia per l’Azienda sia per il lavoratore, dove i nuovi parametri e i nuovi obiettivi saranno riferiti allo sviluppo di nuove capacità cognitive, mentali, personali e dove il versante dell'interiorità, della persona e del suo sviluppo umano, assumono un valore anche per l’Azienda. Tra i temi che la formazione dovrà affrontare ci saranno quelli della salute, delle qualità mentali, dell'alimentazione, dell'attività fisica.
Nuovi parametri e nuovi obiettivi per persone e aziende
Sarà, inoltre, necessario sviluppare riflessioni e approfondimenti su alcuni presupposti operativi e comportamentali che regolano il funzionamento organizzativo e in particolare su alcuni ‘dogmi’ spesso fortemente interiorizzati dalla cultura organizzativa, quali competizione, efficienza, velocità, per poter valutare e sostenere stili basati su collaborazione, scambio, reciprocità, insieme, allegria, amorevolezza, benevolenza, compassione, rallentare e altro ancora.
Cosa significa e cosa comporta per il lavoratore e per l’impresa questa nuova prospettiva che va a modificare nella sostanza i reciproci ruoli, la qualità delle relazioni, l’interesse verso i risultati, ma anche la possibilità che la felicità e la salute del lavoratore diventi una priorità non solo per la persona ma anche per l’Azienda?
Questo sarà il tema che guiderà il futuro e che dovremmo cominciare a comprendere nel suo significato profondo, sia a livello personale, sia nel suo dispiegarsi nel mondo lavorativo, prima ancora che ipotizzare interventi o azioni di Welfare e di Wellness organizzativo.
Considerazioni scientifiche in tema di invecchiamento
L’invecchiamento è un processo che comincia ben presto nel corso della vita di un individuo e rispetto al quale è fondamentale sapersi preparare per tempo, con scelte consapevoli, informazioni, stili di vita adeguati, sostenuti dalla responsabilità e dall’impegno personale. È ormai patrimonio condiviso il ruolo giocato da alcune abitudini e comportamenti nocivi quali il fumo, la sedentarietà, il carente esercizio fisico, la cattiva alimentazione, l’incapacità di gestire gli stressor, le preoccupazioni, l’ansia e le previsioni negative e altro ancora, sulla salute e sul benessere psicofisico.
La possibilità di invecchiare in modo felice dipende in maniera determinante dall’apprendimento e dall’impegno a saper gestire ciò che influisce sulle condizioni di benessere psicofisico e mentale (attività fisica, alimentazione, brain training etc.) oltreché dallo sviluppo di competenze che consentono di controllare e trasformare lo stress (corsi di stress management, mindfullness, etc.) in nuove opportunità finalizzate ad incrementare la resilienza e le capacità mentali.
La plasticità neuronale
Recenti studi dimostrano infatti che, a differenza di ciò che si pensava in passato, la plasticità del cervello, con l’attivazione di nuovi circuiti neuronali, è una possibilità concreta e indipendente dall’età anagrafica. A questo proposito sono sotto gli occhi di tutti gli esempi dei numerosi individui che grazie alla spinta di una forte motivazione ed impegno riescono a far fronte a progetti ambiziosi e a realizzare importanti traguardi nei diversi campi professionali, scientifici, artistici o sportivi anche in età avanzata. Tali esperienze e conseguenti cambiamenti nei processi psicologici e cognitivi determinano un cambiamento nella struttura del cervello aprendo all’individuo nuove possibilità di apprendimento nel corso di tutta la vita.
Va quindi sfatata la convinzione che l’invecchiamento comporti un inevitabile declino delle capacità mentali e va rinforzata invece la posizione che, come abbiamo visto è sostenuta anche a livello
scientifico, una visione attiva e di apertura al cambiamento, sostenuta da volontà, sforzo e allenamento, siano alla base di un sano e felice invecchiamento.
Naturalmente per ristrutturare la rete neuronale e introdurre nella propria vita convinzioni e possibilità nuove è necessario mantenere saldo e costante il focus sugli obiettivi di miglioramento senza farsi distogliere da atteggiamenti e pensieri negativi e rinunciatari. A questo riguardo sono ormai consolidate e diffuse alcune ‘tecnologie mentali’ che grazie a esercizi, tecniche, visualizzazioni, affermazioni etc. sostengono il processo di cambiamento.
Come evidenziano le ricerche scientifiche nel campo delle neuroscienze la struttura cerebrale è plastica e si forma grazie ad esperienze, apprendimenti e alla memoria che determinano e lasciano tracce al livello neuronale. La plasticità neuronale è la capacità del cervello di modificarsi nel corso di tutta la vita dell’individuo che, grazie all’impegno e alla motivazione, affrontano con energia ed entusiasmo cambiamenti, nuovi apprendimenti e mettendo in campo le migliori capacità.
La P.N.E.I. (psico-neuro-endocrino-immunologia) che studia il rapporto tra mente e salute, ci dice che la maggior parte delle persone re-agisce agli stimoli positivi e negativi in modo re-attivo e che, secondo questa modalità, attraverso l’asse ipofisi-surrene, vengono prodotti ormoni che riversano nel sangue sostanze che preparano l’organismo alla cosiddetta re-azione primitiva di ‘lotta e fuga’. Tali ormoni, che in condizioni di reale pericolo sono utili in quanto aumentano l’energia, la velocità, la risposta di fuga e che per i nostri progenitori antenati sono stati una efficacissima
modalità per sopravvivere agli attacchi dei predatori e garantirsi la sopravvivenza, sono dannosi se diventano il frutto di abitudini comportamentali croniche.
Purtroppo ciò che determina un danno agli organi, è l’abitudine e l’assuefazione a questo tipo di re-azione che abitua i recettori di questi ormoni a cui sarà richiesta una sempre maggiore quantità di stimoli che, con l’andar del tempo, causerà un indebolimento del sistema immunitario attraverso l’azione di ossidazione che i radicali liberi producono, predisponendo l’organismo a stress cronico, invecchiamento e malattia.
L’individuo però ha la possibilità di scegliere e, grazie alla consapevolezza e all’allenamento, può adottare modalità di vita più rilassate, con una maggior connessione con se stesso, senza continui
picchi emozionali. Secondo questa modalità viene attivata la ghiandola pineale che rilascia sostanze benefiche per la salute e il sistema immunitario (vedi Candace B. Pert, Molecole di emozioni - Tea Edizioni).
La possibilità di esercitare ‘l’osservazione distaccata’ grazie all’esercizio della presenza mentale consapevole, sviluppa la consapevolezza e l’interruzione del flusso di pensieri, emozioni, preoccupazioni e del loro proliferare nella mente in modo automatico cosicché spesso tengono il timone della nostra vita portando a ripetizioni e reiterazioni di comportamenti e abitudini dannose e improduttive.
Il pensiero lucido e creativo è l’espressione delle migliori qualità mentali, in modo particolare esso è il frutto di una mente calma, rilassata e aperta a cui va aggiunto uno specifico allenamento per migliorare la concentrazione, la forza, la flessibilità, la resistenza e il coordinamento. Il ‘mental training’ svolge appunto la funzione di allenare allo sviluppo di queste capacità.
Come è ormai ben noto, il potenziale inespresso del cervello è elevato e le qualità mentali che forniscono nutrimento per una vita sana e longeva vanno esercitate come muscoli: senza allenamento infatti le abitudini mentali tendono a consolidarsi e prendono il sopravvento la fiacchezza mentale, tensione, preoccupazioni, pessimismo, noia etc.
Saper sviluppare nuove capacità e competenze
Guidare le proprie scelte, immaginare, sognare e realizzare obiettivi e progetti, non cedere alla tentazione dello sconforto di fronte alle immancabili difficoltà, modificare le abitudini dannose, voler migliorare se stessi senza crogiolarsi nell’autocompiacimento e introdurre cambiamenti sul piano cognitivo, relazionale, intellettuale e spirituale, è una realtà accessibile a tutti coloro che non si accontentano dello status quo, che si sanno misurare con la fatica, che allenano volontà e la resilienza con determinazione e senza inutili lamentazioni e che decidono di voler mantenere quelle qualità mentali che, a volte, anche i giovani sembrano aver perso, quali apertura mentale, flessibilità, resistenza e altre. Le recenti ricerche nel campo delle neuroscienze, della fisica quantistica,
della psico-neuro-endocrino-immunologia, del DNA, e altri campi scientifici, offrono continui e nuovi contributi e vanno a rinforzare e consolidare le conoscenze sul funzionamento del cervello e sullo
sviluppo delle capacità mentali e del campo della coscienza.
Ciò che sommariamente già si pensava e che molti, appartenenti ai più disparati campi delle discipline non ufficiali già intuivano e sapevano, circa l'utilizzo del cervello e le possibilità di sviluppo di nuove capacità mentali, ora è sostenuto dalla scienza ufficiale che incomincia a fornire dati e riscontri di grande interesse per le possibili applicazioni che sicuramente daranno allo sviluppo umano.
Per poter far fronte alle difficoltà e alle sfide è indispensabile mettere in campo l’energia necessaria per poter scegliere con lucidità e saggezza quali sono le azioni utili, essere consapevoli e distinguere gli aspetti reattivi ed emozionali che le situazioni possono provocare in noi stessi, saper mantenere un buon equilibrio energetico mantenendo le condizioni psico-fisiche entro un range che favorisca la miglior utilizzazione delle risorse fisiche, mentali ed emozionali.
Per poter far questo è necessario essere consapevoli di se stessi e delle ripercussioni che pensieri ed emozioni hanno sul corpo, sulla mente, sui comportamenti e le relazioni. Una eccessiva reattività emozionale richiede al nostro organismo uno sforzo e una attivazione psico-neuro-endocrina che, se mantenuta a lungo nel tempo, può essere dannosa per l’organismo. La padronanza di sé, quindi, favorisce un sano ed efficace utilizzo delle risorse e per questo è necessario sviluppare la consapevolezza a porsi come osservatore di se stessi, ponendo una distanza tra sé e sé e favorendo un processo di dis-identificazione da pensieri, emozioni e stati d’animo che sono anche un impedimento per un pieno utilizzo delle capacità mentali superiori quali l’intuizione, la creatività, l’insight.
La mindfullness
Le modalità ordinarie che normalmente si utilizzano per affrontare la vita e il lavoro, sono spesso il frutto di abitudini, credenze e convinzioni che possono determinare distorsioni e filtri percettivi dannosi per una efficace valutazione dei problemi e innescano dei cortocircuiti neuronali che tendono a rinforzarsi in maniera automatica.
La consapevolezza si può sviluppare con l’utilizzo di metodologie e tecniche specifiche, e tra queste la mindfullness rappresenta forse il più importante approccio. I vantaggi che la pratica costante della mindfullness determinano sono molti, sia sul piano fisico, mentale, relazionale, emozionale e comportamentale.
L’active ageing richiede alle persone che si pongono l’obiettivo di mantenersi attivi, creativi, sani e in condizione di benessere psico fisico nel corso degli anni, lo sviluppo di capacità che integrano, compensano e rinforzano le condizioni necessarie per raggiungere tale scopo.
Per poter incamminarsi in questo percorso di vita attiva è fondamentale rinunciare a tutto ciò che può favorire la passività, la rinuncia, la lamentazione e decidere attivamente di superare con energia gli ostacoli e le resistenze che in ogni percorso di crescita si pongono.